Foto: Isola
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Anche la Comunità degli Italiani di Isola ha voluto partecipare al dibattito in corso sulla stesura del piano regolatore comunale congelato in seguito all'approvazione due anni fa delle trentatré proposte referendarie promosse da un gruppo di cittadini scontenti. L’incontro organizzato dalla vicesindaco Agnese Babič, stimolata dalla richiesta di una delle attiviste della "Besenghi", ha visto la partecipazione di una ventina di soci, che hanno potuto seguire la presentazione del progetto: una revisione del piano originale, che cerca di trovare una quadra per quanto riguarda lo sviluppo territoriale sul quale esistono visioni ed interessi in alcuni casi divergenti.

Alcuni dei soci hanno lamentato il poco senso estetico dimostrato in questi decenni dall’amministrazione comunale, augurandosi che questa volta si stia più attenti alla storia paesaggistica ed architettonica del territorio fortemente legata all’identità italiana e sottolineando come quello attuale sia in realtà un progetto che risale a quindici anni fa, la cui ricaduta sembrava preoccupare molti dei presenti.

Purtroppo le rappresentanti del Comune, ad eccezione logicamente della Babič, hanno parlato praticamente solo in sloveno, dicendosi non in grado di utilizzare l’altra lingua del territorio per un tema definito tecnico. La riunione si è trasformata così più in una difesa di ufficio del progetto, piuttosto che in un vero e proprio dialogo, perso (forse in modo strumentale) nella traduzione, volendo citare un famoso film di Sofia Coppola.

Non è un caso, quindi, che i veri sentimenti degli astanti siano venuti alla luce solo quando le rappresentanti del Comune se ne sono andate. A quel punto è emersa la paura di molti di sentirsi ancora più estranei a casa propria, assediati ormai da anni da coloro che arrivano dalle altre parti della Slovenia e dall'estero, la cui visione della città avrebbe snaturato quella che gli appartenenti alla Comunità considerano “la loro Isola”, che vorrebbero che rispondesse nuovamente al loro “sguardo” e non a quello degli altri, che sembrano non capire o fare finta di non voler capire.

Barbara Costamagna