Foto: Martegani
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A 20 anni esatti dall’ultima manifestazione nazionale in Friuli Venezia Giulia, quella di Gorizia nel 2004, anno dell’ingresso della Slovenia in Europa, i leader Nazionali di Cgil, Cisl e Uil, i tre maggiori sindacati italiani, sono tornati in regione, e hanno scelto Monfalcone per celebrare il primo maggio.

Foto: Martegani
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Non si tratta di una decisione presa a caso: Monfalcone è infatti uno dei simboli della situazione del lavoro in Italia, per la presenza di grandi imprese come i cantieri, ma anche di una nutrita comunità d’immigrati, per la maggior parte bengalesi, che lavorano spesso senza le sufficienti garanzie retributive e di sicurezza, e che negli ultimi mesi hanno avuto problemi di convivenza con l’attuale amministrazione comunale.
Accanto all’immigrazione, la giornata è stata dedicata anche al tema della sicurezza e della pace: "Costruiamo insieme un'Europa di pace, lavoro e giustizia sociale", è stato lo slogan della giornata, che, dopo alcuni interventi di dirigenti locali, ma anche di lavoratori immigrati, ha portato sul palco allestito in Piazza della Repubblica i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri.
Delegazioni dei sindacati erano giunte a Monfalcone da molte regioni italiane, ma la piazza non era totalmente piena, anche per l’oggettiva difficoltà di raggiungere l’estremo nord est italiano dal resto della penisola. Non c’è stato un corteo, nemmeno quello ventilato, e poi annullato, della comunità bengalese, ma la piazza appariva comunque colorata dalle centinaia di bandiere e palloncini delle varie sigle sindacali, e anche da qualche bandiera della pace.

Oggi non è una festa, è una giornata di mobilitazione. Non può essere una festa finché ci sarà anche un solo morto sul lavoro".

Pierpaolo Bombardieri

Il primo a prendere la parola è stato il leader della Uil, Bombardieri, che ha insistito molto sul tema della sicurezza sul lavoro: “Oggi – ha detto - non è una festa, è una giornata di mobilitazione. Non può essere una festa finché ci sarà anche un solo morto sul lavoro”, ha detto, ricordando i 1040 lavoratori che ogni anno perdono alla vita. "Chiediamo al governo – ha aggiunto - di parlare di lavoro e di sicurezza tutto l'anno. Sempre, non solo in occasione del Primo maggio. Chiediamo alla presidente Meloni di discutere e far diventare il tema della sicurezza il tema portante sul quale il governo si impegna"

Il Governo deve aumentare salari e retribuzioni e rinnovare tutti i contratti pubblici e privati, tagliare le tasse al ceto medio, detassare le tredicesime, rilanciare gli investimenti pubblici e privati, aprire il tavolo per cambiare il sistema previdenziale".

Luigi Sbarra

Sbarra della Cisl, accolto da una serie di fischi, e punzecchiato nel corso dell’intervento da parte delle delegazioni delle altre due sigle (che lo accusavano di essere stato assente nell’ultimo anno proprio sul tema della sicurezza e dei morti sul lavoro), si è concentrato invece sui rapporti con il governo Meloni, a cui ha chiesto di fare di più per “aumentare salari e retribuzioni e rinnovare tutti i contratti pubblici e privati, tagliare le tasse al ceto medio, detassare le tredicesime, rilanciare gli investimenti pubblici e privati, aprire il tavolo per cambiare il sistema previdenziale”.
La manifestazione è stata chiusa dall’intervento di Maurizio Landini, che ha attaccato il governo a tutto campo, ma ha soprattutto ricordato le parole del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sul valore del lavoro come elemento fondante del Paese, e, fra l’altro, il contributo dato dai migranti.

Voglio che la nostra riflessione parta dal fatto di chiederci se i valori della Costituzione oggi siano realmente realizzati nella nostra società: io penso di no, noi siamo oggi una società fondata sullo sfruttamento del lavoro e sulla precarietà del lavoro".

Maurizio Landini

“Il Capo della Stato – ha detto - ha riconosciuto, punto molto importante, il contributo essenziale che i lavoratori migranti stanno dando alla nostra società italiana, e voglio che la nostra riflessione parta dal fatto di chiederci se questi valori, se questi principi, oggi sono realmente realizzati nella nostra società e nella nostra democrazia: io penso di no, noi siamo oggi una società fondata sullo sfruttamento del lavoro e sulla precarietà del lavoro”.
I tre segretari generali hanno rivolto, sia pur con toni differenti, una critica al Governo, e soprattutto un invito al confronto con i sindacati, e hanno criticato la misura annunciata dal governo di un bonus da 100 euro lordi per le famiglie bisognose. Il bonus Befana, ha attaccato Landini, “è uno spot, una marchetta elettorale: è sotto gli occhi di tutti – ha aggiunto - che la gente non arriva a fine mese, ci sono più di 7 milioni di persone che pur lavorando sono povere.

Pierpaolo Bombardieri, Maurizio Landini e Luigi Sbarra (Foto: Martegani)
Pierpaolo Bombardieri, Maurizio Landini e Luigi Sbarra (Foto: Martegani)

Pensare che tutto questo si risolva dando 100 euro lordi a gennaio e ad una platea limitata di persone, credo sia un insulto al buon senso".
I leader sindacali al termine della manifestazione si sono trasferiti a Roma dove nel pomeriggio è partito il tradizionale appuntamento del “Concertone" del primo maggio, quest'anno organizzato al Circo Massimo, visto che in piazza San Giovanni sono in corso i lavori del Giubileo.

Alessandro Martegani